Sabbia e falò

“Cri! Muoviti! Ci sono ancora questa da scaricare”
“Arrivo”
Faceva caldissimo, ero già tutto sudato e la serata non era neanche iniziata: Ferragosto e come sempre eravamo in spiaggia per festeggiare.
“Dai prendi questa cassa di birre e anche questo sacchetto, così abbiamo finito.”
Avevo la lingua di fuori da quanta afa c’era, come un cane portato a spasso dal suo padrone.
“Scusa ma non puoi prendere qualcosa anche tu Albi?!”
“Aspetta, sto facendo una cosa al telefono”
Un sibilato “Fanculo” mi ringhiò in bocca.
Appena arrivato in spiaggia non esitai un minuto a sciogliermi le braccia da tutto quel peso. Con un tonfo sordo la cassa scavò un posto comodo dove stare. Mi tolsi la maglietta e senza aspettare mi gettai in acqua.
Cazzo se è fredda!
Presi un respiro e immersi tutto il corpo sotto, testa compresa. La temperatura corporea si abbassò di botto, le pupille scattarono indietro e io sospirai esausto.
Ma dov’è finito quel cretino? Non dirmi che sta parlando al telefono con Daniela!
Poi lo vidi, stava iniziando a montare la tenda.
Due minuti ed esco.
Stavo a galla sul pelo dell’acqua con le orecchie completamente inondate dall’ultima onda, il sole basso faceva scivolare le gocce sulla pelle.
Mi immersi completamente, pronto con una bracciata ad andare verso riva; mi fermai. Sul fondale riluceva qualcosa: con la vista appannata cercai di capire.
Il ciondolo! E’ per forza lui!
Quel maledetto ciondolo, buttato in mare da quelle stesse mani che ora nuotavano, mani invidiose di Albi e lei, Daniela. Avevo passato anni a guardarla, a ridere con lei, pensando ai suoi fianchi scoperti e alle caviglie fini come fili d’erba. Anni che affogarono congelati dal suo sguardo, posato su di lui. Feci uno sforzo, mi immersi con la mano protesa verso il luccichio, ero quasi arrivato a toccarlo quando una saetta mi attraversò la gamba destra, una grossa bolla della poca aria che mi rimaneva sgattaiolò dalla bocca.
Porca..un crampo!
Annaspavo su scale invisibili e impalpabili.
A-I-U-T-O!
Avevo un peso al posto dell’arto, il terrore avanzò, l’aria nei miei polmoni si ridusse a poche briciole. Sentii il sangue scorrere più lento mentre il cuore era salito fino alle tempie.
A-I-U- …
Silenzio.
Poi una mano con biondi peli sul palmo mi prese per un’ascella e mi trasportò in superficie, aprii la bocca e i miei polmoni si gonfiarono sino ad esplodere, il diaframma si sbloccò e mi uscì un verso disumano dalla bocca.
“Cazzo fai? Vuoi morire?” Albi mi guardava con un sorrisino ebete in faccia.
“No, è che avevo visto..”
“Che cosa?”
“Niente” sorrisi.
Niente, quel ciondolo non è niente.
“Allora lo vedi che sei scemo?!” iniziò a ridere con la bocca larga e gli occhi stretti come fessure.
Arrossii per la vergogna e gli mollai un pugno sulla spalla.
“Dai, non te la prendere, ho una cosa per te!”
Tirò fuori dall’acqua l’altra mano che stringeva per il collo due birre fredde.
Brindammo, il sole sparì e i falò presero vita.

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